Le Dolomiti Bellunesi sono ricche di credenze, miti e leggende, spesso di tradizione orale, tramandate di generazione in generazione a volte solo in dialetto. Che riguardino personaggi immaginari, animali, principesse, folletti, sovrani, streghe o gnomi, queste storie misteriose sono la testimonianza di un patrimonio culturale immenso, un mondo in cui magia, natura e realtà si fondono. Ci raccontano una cultura e una tradizione unica, propria solo delle popolazioni rurali della montagna bellunese.
“Le montagne misteriose, i lunghi inverni, le favole, gli spiriti delle spelonche e delle selve, quel senso intraducibile di lontananza, solitudine e leggenda”.
Dino Buzzati
Narrazioni ispirate dal paesaggio bellunese: foreste, prati, laghi e vette che la gente di montagna nei secoli ha ridisegnato con la fantasia. Quell’immaginazione che la vita dura non concedeva nella realtà ma che serviva proprio per affrontarla.
Perché le Dolomiti si chiamano “i monti Pallidi” se poi si tingono di rosa?
Ogni giorno lo spettacolo sulle Dolomiti si ripete: all’alba e al tramonto le rocce chiare delle montagne si tingono di mille sfumature di rosa, rosso e arancio, fino ad arrivare al viola. È il fenomeno dell’Enrosadira che colora i Monti Pallidi.
Certo, c’è una spiegazione scientifica legata alla particolare roccia che compone questi giganti di pietra, ma qui è della magia che vogliamo parlarti. Vogliamo raccontarti due delle leggende più famose delle Dolomiti che ne spiegano proprio la particolare colorazione.
La principessa delle Luna e i Monti Pallidi
Forse avrai sentito definire le Dolomiti “Monti Pallidi” e osservando le loro rocce dai colori tenui è facile capire il perché. Ma devi sapere che non è sempre stato così…
C’era una volta un giovane principe che abitava nelle valli dolomitiche. A quell’epoca le Dolomiti non erano come le vediamo oggi, le loro pareti erano scure e ricoperte di prati e boschi.
Il giovane era infelice perché desiderava andare sulla luna, quel luogo magico che rimaneva sveglio a contemplare ogni notte.
Un giorno il principe si smarrì nel bosco e si addormentò su un grande prato ricoperto di rododendri. Sognò una bellissima fanciulla che gli disse di essere la figlia del Re della Luna. Quando si risvegliò, udì in lontananza delle voci: erano due abitanti della Luna che lo invitarono a seguirli. Fu così che il principe esaudì il suo desiderio di andare sulla Luna, lì incontrò la bellissima principessa e la sposò.
I due innamorati vissero molti anni felici sulla Luna e poi tornarono insieme sulla Terra. La principessa della Luna però ben presto si ammalò di tristezza e dovette tornare nel suo regno lasciando il povero principe solo.
Disperato, il giovane vagava per i boschi e le valli delle Dolomiti fino a che, in una grotta, incontrò il re dei Salvani. Il re era il sovrano dei nani che abitano i boschi, e fece con lui un patto. In cambio di un territorio per i Salvani che fosse tutto per loro, i nani avrebbero filato la luce della luna per vestire le montagne del regno del principe. E così fu. Le Dolomiti furono ricoperte da un chiaro mantello intessuto con i fili lunari, diventando i “Monti Pallidi”. La principessa poté tornare sulla Terra con il suo principe e i nani ebbero il loro regno che ancora oggi abitano.
Re Laurino e l’enrosadira
Enrosadira, in ladino significa “diventare rosa”. Per scoprire quale magia colora le Dolomiti al tramonto, devi conoscere l’antica leggenda del re Laurino, del suo giardino di rose colorate e di sua figlia Ladina.
Laurino era il re dei nani e il suo regno erano le Dolomiti. Laurino aveva un meraviglioso giardino di rose sul Catinaccio, all’ingresso del suo palazzo segreto custodito dalle profondità della montagna.
Un giorno il principe del Latemar, attirato proprio da quelle bellissime rose in un luogo così inaspettato, si avventurò nel regno dei nani. Lì trovò la principessa Ladina, se ne innamorò e la rapì portandola nel suo regno per sposarla.
Re Laurino, infuriato, maledisse le rose che avevano fatto scoprire al principe il suo palazzo e ordinò loro di non fiorire più: “Né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”.
Il re, però, dimenticò l’alba e il tramonto. È per questo che ogni giorno, in quei particolari momenti, possiamo ammirare le rose di re Laurino che tingono le Dolomiti dal rosso al rosa al viola. Ecco come nasce l’Enrosadira.