Sessant'anni ci separano dal 9 ottobre 1963, la notte del disastro della diga del Vajont. Sessant’anni è anche la vita di un uomo al quale sono accadute tante cose: i giochi da ragazzino al torrente, le gite scolastiche, i libri d’avventura letti, e poi l’amore, i figli, gli amici, dentro quarant’anni di fabbrica nella zona industriale di Longarone, all’ombra della diga, uno scudo chiaro che però è una lapide, ancora piantata lì, in mezzo alle montagne.
Attraverso l’esperienza di una visita guidata all’impianto idroelettrico, nel protagonista riemergono i ricordi della giovinezza contadina, memorie di famiglia e di paese, confidenze di colleghi che al Vajont hanno avuto vittime, accanto a immagini della vita di cantiere e di capannone, dove la materia viene rimodellata attraverso un fare concreto, faticoso e moderno. Man mano che i fili e i nodi della memoria vengono rinsaldati, si comprende che le costruzioni umane sono simboli tragici: tutto è finito in pochi minuti.
Modera Alda Buzzetto.